venerdì 4 febbraio 2011

Nuovi modelli di socializzazione divulgati dal web

Credo che un confronto utile sull'influenza dell'informatica sul mondo dell'educazione debba partire da osservazioni reali più che speculazioni filosofiche poco autorevoli (come le mie) e per questo volevo codividere alcune particolarità del lavoro che faccio in un centro aggregativo per ragazzi dagli 11 ai 17 anni:
Ho constatato una certa tendenza ad iniziare e finire qualunque attività e gioco quando si vuole come fosse un videogioco anche quando altre persone sono coinvolte.
Gradualmente questo atteggiamento è stato attenuato attraverso l'uso di giochi in scatola, in controtendenza rispetto alle evoluzioni tecnologiche di oggi.

6 commenti:

  1. Viviamo in un epoca dove tecnologia ed informatica la fanno un pò da padroni. Cerco di affrontare l'argomento, vasto e complesso, con alcune semplici riflessioni. Tra i tanti aspetti prendo in esame la "rivoluzione culturare" che hanno provocato due strumenti come il telefono cellulare ed il computer (leggasi internet), sopratutto dal punto di vista del rapporto sociale. Avendo un figlio di 3 anni e mezzo, quotidianamente mi pongo delle domande su cosa è meglio e giusto fare per crescerlo nel migliori dei modi e sopratutto attento allo sviluppo dei suoi rapporti sociali con pari ed adulti (magari all'aria aperta), piuttosto che promotore di giochi elettronici da svolgere in solitario.
    Condivido e confermo quello che rilevi sui giochi in scatola, che, insieme alle partite di pallone in cortile e a tutte quelle attività ludiche di gruppo (anche quando era formato solo da due o tre persone)che hanno fatto parte della mia infanzia e della mia adolescenza, quando non tutti avevano il telefono fisso in casa o la televisione (in bianco e nero!), erano momenti (potevano occupare gran parte della giornata extrascolastica) di aggregazione sociale, di condivisione, a volte anche di scontro tra coetanei, ma che portavano alla nascita di amicizie profonde, alcune delle quali ti accompagnano piacevolmente per tutta la vita.
    Attualmente noto, con uno sguardo che va al di là dell'impressione esteriore, tanta solitudine negli adolescenti, presi vorticosamente dai contatti virtuali dei social network e degli sms, ma forse meno attenti ai rapporti sociali veri, "dal vivo", alle discussioni ed ai confronti sui propri problemi e su quelli della società. Non che sia contrario ad internet (che uso quotidianamente) o ad altre forme di comunicazione più o meno virtuale, ma sono propenso ad un equilibrato compromesso nell'uso di questi mezzi che devono rimanere sopratutto informativi, ma non possono sostituire il dialogo faccia/faccia, dove lo sguardo, la mimica facciale e la tonalità della voce riescono a trasmettere sentimenti e sensazioni che nessun emoticons (o faccina) riuscirà mai a fare.

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  2. Sono in buona parte daccordo con quello che scrivi, ma avverto un punto critico:
    tu hai l'idea che l'utilizzo della comunicazione virtuale debba essere utilizzata prevalentemente a fini informativi e questa posizione potrebbe creare nuove distanze con le nuove generazioni.
    I bambini e ragazzi potrebbero maturare capacità relazionali attraverso il web che noi non potremmo neppure immaginare e negargli di apprendere certe competenze (solo perchè noi, con la nostra personale esperienza, non le riteniamo molto utili) potrebbe creargli seri problemi nelle relazioni con i loro coetanei.

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  3. Un piccolo contributo che potrei dare partendo dalla mia esperienza su questo tema è purtroppo un po' pessimista.
    Seguo un gruppo di ragazzi da tre anni, gli anni delle scule medie, nell'oratorio del mio paese nel quale una volta a settimana ci troviamo per chiacchierare, giocare, affrontare gli argomenti più vari e fare uscite sul territorio.
    Quando ci troviamo sono inseparabili dal loro cellulare e non riescono a non guardarlo almeno una volta in un' ora...è un gesto automatico, quasi inconsapevole penso, perchè nonostante tu glielo faccia presente o abbia detto di impostarlo nella modalità silenziosa molti di loro lo fanno comunque, sembrano stupiti e davvero non comprendere un eventuale rimprovero.
    Anche il modo in cui comunicano verbalmente è estremamente cambiato, soprattutto i maschi, parlano a flash, a spot, fare un discorso filato è complicato. E' come se chattassero o messaggiassero perennemente mandando a chi li ascola messaggi veloci quasi da interpretare.
    Hanno tutti un profilo in facebook già da qualche anno che tengono ben aggiornato, così penso che anche la loro navigazione in rete si stia potenziando sempre di più. Possiedono molte notizie sul mondo, su quello che succede quotidianamente, ma Internet è un libro aperto così risaltano per esempio Corona, Ruby, video pornografici, ecc...

    Concludo con una nota positiva, per riprendere fiato e non pensare che sia tutto già danneggiato, altrimenti noi stiamo studiando per niente!
    Andando via alcuni week-end con loro, optiamo sempre per il ritiro generale di tutti i cellulari, i genitori possono contattare noi educatori.
    Dopo un primo momento di comprensibile panico, tutti e dico tutti si adattano senza problemi alla situazione dimenticandosi dell'esistenza del cellulare, e questa è una cosa meravigliosa!
    Non ce lo chiedono nemmeno nei momenti in cui potrebberlo usarlo, non si lamentano, ma stanno semplicemente tra di loro facendo esperienza concreta di tutto ciò che si può fare a 13 anni.

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  4. Gli adolescenti hanno sempre cercato sistemi di comunicazione "criptati" per non farsi capire dagli adulti e personalmente non mi preoccupa questo. A scuola ci vanno e sanno parlare in italiano ma devono averne voglia.
    Gli educatori possono avvicinarsi ai loro linguaggi ma mai appropriarsene pienamente, altrimente risulterebbero ragazzi mai cresciuti e non un adulti di riferimento per la loro crescità.

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  5. Interessante confronto su temi che effettivamente debbono essere d'interesse per gli educatori di oggi ....
    Vorrei contribuire evidenziando alcuni aspetti:
    1. Internet e queste tecnologie della comunicazione si trovano in un trend in continua crescita che è, per lo meno in parte, promosso da grandi conglomerati della comunicazione (interessante sul tema l'ultimo libro di Castells: Comunicazione e potere) ma non solo;
    2. Non dovremmo dimenticare che a differenza di altri media, questi permettono un livello di partecipazione molto elevato data la loro struttura comunicativa simmetrica, e che tutto ciò ha le proprie origini nelle stesse comunità che hanno dato origine a Internet. Elevata capacità di partecipazione negli spazi comunicativi e di produzione di contenuti, implica anche la possibilità di contribuire a definire le caratteristiche stesse di queste tecnologie. Esistono comunità virtuali di pratica e di apprendimento che utilizzano Internet come uno degli ambienti importanti di interazione.
    3. Le relazioni che si sviluppano negli spazi digitali interagiscono con quelle che si producono negli spazi non digitali e contribuiscono a generare nuovi spazi dove la separazione tra digitale e non digitale perde di significato. Basti pensare a come molti utilizzino i social network per coordinare attività personali o anche di gruppo nella vita “reale”.
    4. Sicuramente ci sono vari usi della Web, specialmente tra i più giovani, che possono far nascere delle preoccupazioni a chiunque si interroghi su apprendimento e sviluppo ed è qui, che credo sorgano le sfide più interessanti per gli educatori oggi. In una società dove i saperi sono più diffusi e accessibili, all’educatore non si chiede più di essere l’unico e più autorevole depositario della conoscenza, ma si domandano competenze di altra natura, di tutoria, di accompagnamento, di scaffolding, ecc. per facilitare i processi di apprendimento e questo è possibile solo se l’educatore è in grado di gestire (quindi anche di regolare e controllare) queste tecnologie e i codici della comunicazione via canali digitali.

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  6. Una criticità che vedo nel seguire ragazzi attraverso la web è il tempo. Un servizio dedicato rischia di allontanarli dalla vita reale, mentre un servizio integrato (per esempio abbinato ad un centro aggregativo) difficilmente verrebbero rettribuite le ore al computer.
    Da un lato un pò di volontariato va anche bene, dall'altro gli stipendi degli educatori sono relativamente bassi e spesso precari (perchè legati a progetti). Aggiungo per i lavori con un certo coinvolgimento emotivo almeno quando si è a casa si vorrebbe "staccare" e rilassarsi.
    Il rischio di farsi cinvolgere troppo aumenta notevolmente e questo fattore andrebbe valutato opportunamente e tenuto controllato.
    In questo senso il web potrebbe diventare anche una risorsa per gli educatori ...

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